sabato 3 novembre 2018

RECENSIONE DEL ROMANZO "NANA' " DI EMILE ZOLA

Pubblicato nel 1880, Nanà è uno dei romanzi più famosi e amati dello scrittore francese Emile Zola. L'opera fa parte del ciclo di romanzi I Rougon-Macquart. Storia naturale e sociale di una famiglia sotto il secondo impero, con cui Zola illustra la società francese dell'epoca che va dal colpo di Stato di Napoleone III alla sconfitta di Sedan attraverso le vicende dell'intero albero genealogico di una famiglia. Del ciclo fanno parte venti romanzi cronologicamente collegati tra loro. Nanà è il nono di questi e si collega al settimo, L'ammazzatoio, perché narra le vicende della figlia di Gervaise Macquart. Nonostante il collegamento, è comunque possibile leggere, apprezzare e comprendere questo romanzo anche senza conoscere i precedenti.

Nanà racconta la storia di una giovane e bellissima parigina, la quale attira le attenzioni di tutto il bel mondo sul proprio magnifico corpo grazie ad uno spettacolo teatrale in cui si esibisce nuda nel ruolo di Venere. La ragazza, consapevole del fascino che è in grado di esercitare sugli uomini, e già dedita alla prostituzione nel suo appartamento, inizia ad alzare il tiro ed a diventare l'amante degli uomini più benestanti e potenti di Parigi, venendo in poco tempo rispettata e sommersa dalle ricchezze. Nonostante più volte abbia l'opportunità di contrarre un vantaggioso matrimonio, Nanà preferisce vivere nella promiscuità e darsi delle arie da signora. La bellissima donna finisce per essere la rovina di tutti i suoi amanti, finché non decide di sparire dalla circolazione e lasciare dietro di sé solo un alone di leggenda, con un'uscita di scena degna del miglior spettacolo teatrale. La storia di Nanà non ha però un lieto fine e il ritorno in scena della donna che ha fatto parlare di sé Parigi è tragico, mentre la guerra franco-prussiana inizia a intravedersi dalle finestre dell'hotel in cui le donne vegliano il suo cadavere.

Zola attraverso le vicende di Nanà ci mostra tutta la società parigina, dall'aristocrazia fino ai più derelitti, spogliandola delle sue ipocrisie. Nelle case e nei letti di Nanà passano tantissime persone, chi innamorato e chi accecato dalla passione, uomini e donne, ricchi e poveri, quindi con gli occhi della ragazza possiamo vedere tutta Parigi messa a nudo. 
Tra i tanti amanti di Nanà, quello più assiduo e di sicuro il rappresentante più autorevole dell'aristocrazia parigina è il conte Muffat. Si tratta di un uomo estremamente religioso e bigotto, il cui salotto austero sembra racchiudere una monotona santità che annoia i giovani come il libertino Vandreuves. L'arrivo di Nanà come un terremoto sconvolge tutta l'esistenza della famiglia Muffat. Il sant'uomo cede ad una passione mai provata prima, sempre repressa in nome dei princìpi religiosi, e dietro questo nuovo ardore perde le ricchezze, dilapidate per soddisfare i capricci di Nanà, e la dignità, finendo per farsi apostrofare come cornuto da una prostituta e diventando nell'intimità l'animale domestico della ragazza. La malattia morale portata da Nanà non infetta solo il conte, infatti mentre lui tradisce la moglie Sabine, lei lo ricambia concedendosi al giornalista Fauchery. La famiglia, una delle più in vista di Parigi, precipita nella povertà e nell'infamia.
Tanti altri sono i membri della buona società di Parigi che finiscono male per via di Nanà, tanto da spingere Fauchery, in un articolo scritto per Le Figaro, a descriverla come una malattia morale che infesta e distrugge la buona società parigina. L'analisi di Fauchery ha una doppia funzione: spiega il ruolo che ha Nanà (che in questo caso rappresenta il vizio nelle sue forme più estreme) e contemporaneamente rivela l'ipocrisia della società parigina. Il giornalista che scrive l'articolo ha infatti una relazione clandestina con la moglie di Muffat, è l'amante di Rose Mignon (rivale della protagonista) e finisce a sua volta nel letto di Nanà. Chi vede e censura il malcostume che rovina la società, si tuffa in quel mare di vizio e ci nuota beato.
Attraverso la protagonista non vediamo soltanto la Parigi dei salotti e delle feste. Nel momento in cui Nanà fugge con Fontan, veniamo di colpo trasportati nei bassifondi, dove le ragazze battono la strada in cerca del denaro che regala loro la sopravvivenza. Lo stesso rapporto con Fontan è squallido e violento, riportando la protagonista nella triste realtà delle famiglie povere e dei quartieri degradati.

Quando Nanà decide di abbandonare il teatro per darsi alla vita da prostituta d'alto bordo, lo fa perché vuole diventare ricca e rispettata come una signora. Quando riesce a farsi donare dal primo amante ricco la villa dei suoi sogni, inizia a godersi la nuova vita da donna ben sistemata e ad atteggiarsi da dama di alto livello. La sua felicità in quel frangente è quasi fanciullesca, ritrova un entusiasmo perso da tempo e finisce per innamorarsi davvero di un giovane che in lei suscita un tenero istinto materno. Tutto ciò però svanisce quando conosce una vecchia prostituta arricchita (Irma d'Anglars) che vive in un immenso castello ed è rispettata come una gran dama. Da quel momento, abbandona il suo tenero amore e si concede ad un vecchio che la ripugna pur di acquisire ricchezza e soprattutto rispetto. Per questo comportamento, in Nanà potremmo vedere quasi il tentativo di un riscatto sociale. Figlia di genitori poveri e un padre alcolizzato, la giovane si vende per poter uscire dalla miseria ed entrare nel bel mondo che ha sempre dovuto vedere da fuori. Questo riscatto però lo ottiene in un modo molto diverso, infatti non è tanto lei a salire in alto quanto i suoi amanti a cadere in basso, la sua diventa una rivalsa verso il mondo aristocratico che sporca e distrugge con le sue perversioni. Tale sete di distruzione diventa evidente quando rifiuta diverse proposte di matrimonio, fatte da uomini che potrebbero arricchirla e sistemarla a vita, solo per poter continuare a vivere in una palese promiscuità ed a distruggere i regali e i sacrifici dei tanti amanti. Tutto il veleno che lei getta nell'anima della società parigina finisce però per distruggere anche lei. Nonostante la sua uscita di scena improvvisa, che lascia viva nella città qualcosa di simile a una leggenda, nelle ultime pagine la ritroviamo con la sua bellezza devastata, come se il marcio del suo animo fosse alla fine traboccato e le avesse deturpato ogni lembo di pelle.

Nanà è un romanzo che rientra a mio parere tra le letture fondamentali, cioè quelle che nella vita vanno assolutamente affrontate. Zola riesce a descrivere con semplicità e allo stesso modo in maniera quasi simpatica i lati più oscuri di una società, ci dipinge un quadro dove possiamo vedere chiaramente il vizio, l'ipocrisia e la voglia di distruzione. Lo scrittore ci fa conoscere i vari personaggi e lentamente li spoglia, libera le loro immagini delle armature che indossano e ce li mostra in tutta la loro verità. Il personaggio stesso di Nanà viene sminuzzato, dapprima è presentata come la classica ragazza che vende il proprio corpo, poi è mostrata senza filtri la sua insaziabile sete di perversione e distruzione, facendoci capire che non è il successo il suo fine reale, bensì l'annientamento degli altri.
Tutti questi contenuti sono inseriti in una vicenda appassionante, a tratti divertente (come le scene dei banchetti), che si fa leggere con molto piacere.

Francesco Abate 

1 commento:

  1. Ciò che colpisce è il "cupio dissolvi" che si presenta prepotente alla fine del romanzo. Da leggere

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