lunedì 26 ottobre 2020

RECENSIONE DEL ROMANZO "DESTINO DI DONNA" DI MARGIT KAFFKA

 

Pubblicato nel 1913, Destino di donna è un romanzo della scrittrice ungherese Margit Kaffka.
La Kaffka fu un'attivista per i diritti delle donne e la sua cultura femminista emerge nelle pagine di quest'opera, trasmettendo con grande efficacia il problema della condizione femminile nei primi anni del ventesimo secolo.

Protagonista del romanzo è Maria, una ragazza intelligente, emancipata e sveglia, che soffre per l'impossibilità di vivere una vita sentimentale indipendente. Soffocata dalle convenzioni sociali, si rifugia nelle proprie fantasie e diventa incapace di vivere un reale rapporto sentimentale con gli uomini, nonostante non le manchino i corteggiatori.
Esasperata dalla sua condizione, decide di abbandonarsi a una trasgressione, ma l'uomo con cui dovrebbe incontrarsi non si fa trovare all'appuntamento, lasciandola sola, confusa e in balìa dei mostri che la tormentano.

Destino di donna è un romanzo che, attraverso la vita e le riflessioni di Maria, mostra la condizione femminile nei primi anni del Novecento.
La donna dell'Europa di quegli anni aveva poco da scegliere: o si sposava, accettando di essere per sempre subalterna di un uomo, o restava nubile, esponendosi a continui e fastidiosi atteggiamenti di compatimento. C'era in realtà anche una terza scelta, cioè quella di vivere liberamente le proprie pulsioni e trasgredire, ma il prezzo di tale libertà era altissimo: la condanna da parte della società.
La vicenda di Maria, quindi l'esplorazione di questa gabbia in cui la donna era intrappolata, si svolge mentre in Europa cominciano a sorgere i primi movimenti per l'emancipazione femminile.

Protagonista del romanzo è Maria, una donna molto riflessiva, colta e intelligente. Non riesce ad arrendersi all'amore convenzionale perché non vuole rinunciare alla propria indipendenza ed essere per sempre subalterna a qualcuno. Questa sua rinuncia all'amore convenzionale la porta a essere nubile, quindi vive sulla propria pelle la fastidiosa posizione di persona da compatire. Alla fine pensa di concedersi una trasgressione, di vivere per una volta liberamente la propria sessualità in barba alle convenzioni sociali, ma la cosa non va in porto perché il corteggiatore viene meno. Pur non andata in porto, la tentata trasgressione le mostra chiaramente quella che sarà la sua esistenza: dovrà arrendersi alle convenzioni e rinunciare alla propria libertà oppure vivere di trasgressioni, scacciata dalla società. Alla fine sceglie di sottrarsi a questo destino tanto crudele e si uccide.
Molto importante per veicolare il messaggio del romanzo è poi il personaggio di Anatol, amico e poi fidanzato di Maria. Dopo essere stato respinto da lei, che inventa una relazione mai avuta per farsi considerare impura, si concede una scappatella con una cameriera che poi rivede tempo dopo in rovina. La vista della cameriera gli fa capire un'importante verità: è dispotico giudicare le qualità di una donna e segnarla solo in funzione della purezza del proprio corpo, l'uomo non ha il diritto di giudicare una donna solo in virtù di un incidente o una scelta sbagliata. Anatol è quindi un uomo che prende coscienza della condizione di disagio che vive la donna nella società, anche perché si rende conto di come un errore commesso insieme da un uomo e una donna (lui e la cameriera) distrugga lei senza neanche scalfire la rispettabilità di lui.
Pal Seregely è uno scrittore e per lungo tempo diventa amico di penna di Maria. La corrispondenza tra i due, che porta poi la donna a fare un lungo viaggio ripercorrendo tutte le tappe in cui era passato prima lui, mostra il distaccamento dalla realtà di Maria, che arriva addirittura a dire di aver compiuto il viaggio in compagnia dello scrittore. 
Due personaggi minori che hanno però un ruolo importante nella storia sono Vera e Adrienne. Vera è la sorella di Maria e spesso le racconta del suo rapporto col marito, rivelandole di essere consapevole dei suoi tradimenti, ma di accettarli in nome della conservazione di un buon matrimonio; è l'antitesi della sorella, perché rinuncia alla propria indipendenza e accetta delle scorrettezze per mantenere un buono status sociale. Adrienne invece è una donna che Maria vede a una festa (e non compare più), vive la propria vita senza cedere al conformismo e per questo da tutti viene additata come una poco di buono, quindi ha il ruolo di mostrare alla protagonista il destino che attende colei che osa uscire dai binari della morale.

In Italia Margit Kaffka non è molto conosciuta, eppure è un'autrice che andrebbe letta. Il tema delle discriminazioni di genere è oggi ancora molto attuale e, sebbene sia mutata la natura delle diseguaglianze, fa sempre bene ascoltare una voce forte e intelligente che segnala quello che non va.
La Kaffka ha scritto un buon libro con uno stile molto elegante, ha creato una protagonista molto riflessiva che vive pienamente su di sé la discriminazione e la comprende a fondo, permettendo al lettore di capirla pur non avendola mai vissuta. Questa lettura permette soprattutto di capire che la gabbia costruita intorno alle donne è di cristallo, si vede poco se non si guarda attentamente, perché non è fatta di azioni eclatanti, bensì di tante negazioni e di tanti squilibri di giudizio apparentemente irrilevanti. Leggendo questo libro vediamo inoltre come le donne stesse sappiano spesso essere le peggiori nemiche di sé stesse, non solo sottomettendosi alle iniquità ma anche diventandone le principali promotrici.
Consiglio di leggere questo romanzo; consiglio ancor più vivamente di usarlo come punto di partenza per un approfondimento sulle discriminazioni di genere che arrivi fino ai giorni nostri.

Francesco Abate 
 

6 commenti:

  1. Ho letto più volte questo libro, come i libri di Simon de Beauvoir: sono straordinari pilastri del movimento femminista, storie profonde di emancipazione, lotta e riscatto.
    Baci.

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    1. Di certo furono osservatrici profonde e seppero porre l'attenzione a diseguaglianze che tutti conoscevano ma pochi osteggiavano. Andrebbero prese a esempio sia per la loro capacità di osservazione sia per il modo in cui riuscirono a denunciare le disparità.

      Baci.

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  2. Grazie a te scopro letture interessanti!
    Ciao :-)

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    1. Sono felice, vuol dire che il tempo passato a scrivere i post non è utile solo a me stesso.

      Buona serata.

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  3. Mi ricorda un po' Sibilla Aleramo e il suo splendido romanzo autobiografico.
    Grazie per questo bel post.
    Ti abbraccio.

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    1. La Aleramo, come tante donne della propria epoca, visse sulla pelle la discriminazione e usò l'arte per combatterle. L'intento con cui scrisse fu lo stesso che mosse la Kaffka e questo le accomuna.

      Un abbraccio.

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