Afghanistan è la sesta poesia della raccolta Inferno, la quinta della sezione L'Inferno dei popoli.
Le vicende dell'Afghanistan sono note a tutti, dal 2001 questo paese è costantemente sotto i riflettori della comunità internazionale. Le tribolazioni di questo sfortunato paese cominciano molto prima, almeno possiamo tornare indietro fino all'invasione sovietica. I sovietici furono cacciati dai talebani, che all'epoca per gli USA erano belli e bravi (infatti ricevettero aiuti nella resistenza), dopodiché gli statunitensi scoprirono di colpo che i loro alleati erano cattivi e privavano la popolazione dei diritti civili (o forse si interessarono al business dell'oppio, chissà...) e invasero il paese, salvo poi andarsene e lasciare la sua popolazione di nuovo alla mercé dei talebani. Dall'invasione sovietica in avanti, gli afgani hanno vissuto sotto la schiavitù di qualcuno.
Nella poesia sottolineo questo triste scorrere degli eventi:
Fu la bandiera rosso sangue
a rompere i nostri begli aquiloni,
e vennero i nostri padri-padroni
a cacciarli via e coprirci coi burqa,
e vennero quelli venuti dall'ovest
a donarci la morte in cambio del fiore.
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La tua spiegazione sul comportamento degli americani è perfetta, meriti un applauso. Spero che per questa povera gente possa davvero iniziare (ma quando?) un'epoca di pace perché così non possono andare avanti.
RispondiEliminaBaci.
Sono d'accordo con te, Francesco ha proprio descritto bene l'ipocrisia americana e anche la dittatura talebana.
EliminaI suoi versi mi hanno commossa.
Un abbraccio (anche a te, Francesco, sei bravissimo!)
Grazie mille a tutte e due!
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