La Montagna Incantata di Thomas Mann è considerato uno dei romanzi più importanti del Novecento, perché con una scrittura sospesa a metà strada tra la poesia e la prosa getta una luce sulla società europea alla vigilia della Grande Guerra.
Mann cominciò a lavorare all'opera nel 1912, con l'intenzione di scrivere un racconto che riprendesse i temi già presenti ne La Morte a Venezia; interrotto il lavoro a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, lo terminò e lo pubblicò come romanzo solo nel 1924.
La trama del romanzo si sviluppa intorno al ricovero di Hans Castorp, in giovane borghese tedesco, in un sanatorio. Il giovane approda al Berghof, un sanatorio situato sulle Alpi svizzere, solo per una visita di tre settimane al cugino Joachim, finisce però per trattenersi sette anni a causa della tubercolosi.
Mann per la trama prese spunto da un'esperienza diretta, cioè il ricovero della moglie in un sanatorio. Conosciuto l'ambiente durante una visita alla consorte, Mann ebbe modo di osservare l'umanità confinata in quell'ambiente fuori dal mondo e da lì prese spunto per il racconto, che poi sarebbe diventato un romanzo.
Hans Castorp, il protagonista del romanzo, durante il lungo ricovero percorre un cammino interiore che lo porta a un profondo cambiamento interiore. Entrato come un giovane borghese ben inquadrato nei ranghi imposti dalla società, lentamente il contatto con la malattia e la morte lo spinge a riflessioni profonde che ne mutano profondamente l'animo. All'inizio sperimenta una fase di esaltazione della morte e della malattia, in cui un po' romanticamente vede esperienze in grado di esaltare l'animo umano, poi lentamente matura una visione più equilibrata, in cui la distruzione del corpo non viene vista con valore positivo ma è considerata come esperienza necessaria per l'acquisizione di una visione superiore della sanità, così come ogni redenzione deve passare dall'esperienza e dalla comprensione del peccato.
Per via di questa maturazione del protagonista, La Montagna Incantata si può considerare come un romanzo di iniziazione.
La montagna su cui è situato il Berghof è incantata perché sospesa fuori dal tempo e dallo spazio. Le vicende si svolgono in un tempo scollegato dalle regole della pianura, un tempo che rallenta in alcune fasi e vola in altre, che spesso si ripresenta uguale a sé stesso e non concede punti di riferimento.
Il mistero del tempo è centrale in questo romanzo. I ricoverati del Berghof hanno la possibilità di vivere un tempo libero dai condizionamenti della società; essendo malati hanno un alibi che li libera dalle scadenze del mondo lavorativo, possono perdersi in pigri ragionamenti, in passeggiate ed anche in passioni amorose più romanzesche che reali. Questa libertà dal tempo scandito dal lavoro non è accolta da tutti nello stesso modo; c'è chi come Hans Castorp la vive appieno e la sfrutta per un'importante crescita interiore, c'è chi invece (come suo cugino Joachim) la rifugge anche a costo di rimetterci la vita. La libertà del Berghof permette infatti di liberarsi dalle catene degli impegni lavorativi e dai rapporti sociali imposti, come sono quelli con parenti o amici "utili", ma lascia lo spirito in completa balìa di sé stesso e non tutti sono pronti a gestire il proprio tempo senza alcuna imposizione.
La libertà di cui si gode nel sanatorio permette uno sviluppo pieno dei fermenti intellettuali. Così La Montagna Incantata diventa una vetrina in cui sono esposte le idee e le inquietudini della società di inizio Novecento.
Hans Castorp vive un profondo cambiamento e sviluppa la sua concezione di vita, ma nel corso dell'intera visita rimane sospeso tra le idee dell'umanista Settembrini e tra il gesuita marxista Naphta, e fino alla fine non riesce a fare una scelta tra le due visioni antitetiche. Qualcuno in questa incapacità di scegliere ha visto una parodia della Repubblica di Weimar.
A rappresentare appieno i fermenti filosofici del tempo ci sono Lodovico Settembrini e Leo Naphta. Il primo è un umanista, illuminista e massone, proiettato all'affermazione dei diritti dell'uomo e delle libertà civili nella società moderna, il secondo è un gesuita di fede hegeliana/marxista. I due vivono in perenne disaccordo, disputano in continuazione senza mai arrivare a un compromesso, col secondo che propone una visione distruttiva della società e contesta tutti i valori umani e sociali di Settembrini, senza però mai fornire un'alternativa concreta (secondo alcuni critici, Naphta è una parodia del filosofo ungherese Gyorgy Lukaks).
Un altro personaggio importante è madame Chauchat, donna di cui Hans Castorp si innamora. Lei rappresenta l'erotismo e la passione che bloccano l'azione dell'uomo, ha quindi un valore negativo nel romanzo, e di fatto si rivela una donna opportunista visto che, seppure sposata, non esita a mostrarsi pubblicamente con un amante benestante.
Il magnate Pieter Peeperkorn è poi un personaggio molto interessante che compare nell'ultima parte del romanzo come amante di madame Chauchat. Si tratta di un uomo d'azione, un tipo dotato di magnetismo e carisma, sebbene sia povero di contenuti, infatti quando parla riesce a farsi rispettare pur non dicendo mai niente di concreto. Amante del cibo, del bere e dei banchetti, è la perfetta incarnazione dello spirito dionisiaco, e quando per via della malattia non può vivere appieno come vorrebbe, sceglie di uccidersi col veleno.
Il romanzo si conclude con la discesa del protagonista, ormai guarito, in pianura e la sua partecipazione alla Grande Guerra.
Sebbene al conflitto, che Mann definisce "questa mondiale sagra della morte", siano dedicate poche pagine, il suo impatto è fortissimo. Vediamo un ragazzo che, dopo aver percorso un tortuoso viaggio nell'anima ed essere giunto a una complessa maturazione intellettuale, viene gettato nel tritacarne della guerra, da cui forse non uscirà vivo. L'autore ci mostra così la brutalità della guerra, che distrugge tutto senza alcun riguardo, che in nome di oscuri giochi di potere stronca vite umane che sono state e possono diventare tantissime cose.
Per i contenuti trattati La Montagna Incantata è di certo un grande romanzo, mostra i fermenti della società in un'epoca complessa e come tutto venga cancellato dalla guerra.
Non si tratta però di un romanzo di facile lettura. Soprattutto nei lunghi dibattiti tra Settembrini e Naphta, ma anche nelle lunghe riflessioni del protagonista, l'autore si dilunga tantissimo per rendere al meglio il tempo dilatato e pigro di quel luogo oltre che l'inattività dei personaggi, e questo appesantisce il romanzo, spingendo il lettore ad abbandonare la lettura.
Il mio consiglio è di provare a leggerlo. Sebbene non sia facile, si tratta comunque di un romanzo che lascia qualcosa al lettore, quindi né il tempo né lo sforzo sarebbero fini a sé stessi.
Francesco Abate
La Montagna Incantata non è uno dei romanzi di Mann che preferisco, ho apprezzato la saga dei Buddenbrock e soprattutto Morte a Venezia che secondo me rimane l'opera più bella dell'autore.
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Anche io preferisco di gran lunga I Buddenbrok, mentre non ho ancora letto Morte a Venezia.
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