La fiaba nucleare dell'uomo bambino è un romanzo dello scrittore uzbeko Hamid Ismailov che affronta il tema dei test nucleari sovietici e del loro impatto sulla vita della gente comune.
Ismailov racconta la storia di un uomo, Erzan, intrappolato nel corpo di un bambino. L'incantesimo non è opera di un mago o una fata, né di una strega, ma è il frutto della spietata sete di potere e ricchezza dell'essere umano. Erzan, infatti, vive in una zona della steppa kazaka vicina ad un poligono usato dai sovietici per i test nucleari, esposto quindi alle conseguenze di queste grandi esplosioni che stravolgono la natura e le vite di chi la abita, perché l'essere umano non è qualcosa di scisso dall'ambiente, ma ne fa parte. Il piccolo Erzan però va oltre, commette l'impudenza di fare un bagno in un lago contaminato dai test nucleari, e da allora il suo corpo smette di crescere.
L'incantesimo subito da Erzan lo porta a sviluppare un profondo senso di inadeguatezza, infatti tutti i suoi amici crescono, e cresce anche la sua amata Ajsulu, che sboccia come un fiore mentre lui rimane una piccola gemma. La vita di un bambino come tanti, cullato dai sogni e dall'amore per la musica, viene stravolta per sempre dalla prepotenza di chi gioca sulla vita dei propri cittadini al solo scopo di soddisfare la propria brama di potere.
Gli effetti dei test nucleari non si vedono solo su Erzan. Questo romanzo vive su uno splendido e spietato contrasto tra la vita tranquilla dei poveri contadini e il delirio atomico di una superpotenza nucleare, con quest'ultima che come un treno travolge tutto ciò che incrocia e si lascia alle spalle solo dolore e morte.
Sebbene sia intriso delle superstizioni e della semplicità dei poveri contadini kazaki, La fiaba nucleare dell'uomo bambino è un romanzo che tratta temi drammatici ed è molto legato alla realtà storica del luogo.
Nelle pagine di questo libro vediamo un ambiente devastato dalla corsa al potere militare; la logica della guerra ferisce e uccide tutto ciò che è vita, compreso l'essere umano. Il tema è attualissimo, ma sono chiari i riferimenti ai test atomici svolti dai sovietici nel Poligono di Semipalatinsk dal 1949 alla caduta del regime, così come il bagno fatale di Erzan richiama al Lago Chagan, specchio d'acqua radioattivo ancora esistente in Kazakistan. Questo romanzo è perciò a suo modo anche un romanzo storico, sebbene mostri gli eventi attraverso gli occhi di chi la storia non si accorge nemmeno di viverla.
Ismailov ci mostra come l'essere umano non possa essere scisso dalla natura, e che quindi ogni violenza compiuta contro l'ambiente è una ferita aperta nelle carni degli uomini. L'autore ci dice inoltre che la scelta di armarsi fatta da chi detiene il potere non è mai favorevole ai cittadini, che vengono sacrificati volentieri per qualche missile in più.
I messaggi contenuti in questo romanzo dovrebbero suonare nelle nostre orecchie fino a farci scoppiare i timpani, forse così smetteremmo di correre dietro alla folle logica della pace ottenuta con missili e bombe.
Francesco Abate

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