"La Fattoria degli Animali" è una favola politica scritta sotto forma di allegoria. Il romanzo narra di una fattoria in cui gli animali si ribellano e cacciano il proprietario, il signor Jones, per poi creare una società di animali guidata da animali.
Nella vicenda è chiaro il riferimento all'Unione Sovietica, rappresentata dalla fattoria in questione. La rivolta degli animali rappresenta la rivoluzione di ottobre, cioè la rivolta dei bolscevichi e del popolo russo contro lo zar. La rivolta degli animali è propiziata dal sogno del Maggiore, un vecchio maiale che nell'allegoria rappresenta Lenin e le sue teorie, che furono alla base della rivoluzione bolscevica in Russia. Dopo la cacciata del signor Jones, la fattoria è guidata dai maiali secondo il principio dell'uguaglianza di tutti gli animali. Col passare del tempo, però, i maiali stessi trasformano il proprio ruolo da guide della rivoluzione a leader, manifestano comportamenti sempre più dittatoriali e finiscono per trattare i loro compagni rivoluzionari peggio di come li trattava il signor Jones. Anche qui è chiaro il giudizio di Orwell sulla rivoluzione bolscevica, che partì col proposito di creare la dittatura del proletariato e finì per essere dittatura SUL proletariato, giudizio espresso tra l'altro anche dal filosofo comunista Karl Korsch.
Tutta la vicenda narrata dal romanzo è una trasposizione allegorica delle vicende russe, così ogni personaggio finisce per rappresentare personaggi o categorie di spicco della Russia pre e post-rivoluzionaria. I due personaggi principali, i maiali Napoleone e Palladineve, rappresentano Stalin e Trotzky. Nel romanzo Napoleone è il più cinico, quello più concentrato al mantenimento del potere conquistato con la rivolta, mentre Palladineve è quello più idealista. I due vanno in contrasto, alla fine il primo scaccia il secondo accusandolo di tradimento. La vicenda richiama chiaramente i contrasti tra Stalin e Trotzky, uno concentrato a mantenere saldo il potere del partito in Russia e l'altro intenzionato ad esportare la rivoluzione nel resto del mondo, con quest'ultimo che finì prima esiliato e poi ucciso da un sicario.
Anche la propaganda comunista è rappresentata nell'allegoria orwelliana. Nel romanzo compare Piffero, incaricato di stravolgere e cambiare in continuazione le notizie in modo tale da tenere sempre vivo il consenso degli animali. Grazie a lui i maiali riescono a non far percepire agli altri animali la deriva autoritaria del loro governo.
Napoleone è sempre scortato da cani feroci, che non esitano a sbranare animali colpevoli solo di aver dissentito al termine di processi farsa. Chiaro è il riferimento di Orwell al KGB ed alle purghe staliniane. Orwell fu il primo intellettuale europeo di sinistra a denunciare le purghe staliniane e lo fece in un clima che lui stesso definì di autocensura di tutto ciò che poteva essere sgradito all'alleato sovietico. Il romanzo fu infatti scritto durante la Seconda guerra mondiale, l'Inghilterra era alleata dell'URSS e molti editori rifiutarono la pubblicazione del romanzo (poi pubblicato nel '44) percependone il chiaro senso anti-bolscevico.
Tra i personaggi minori della vicenda c'è il corvo Moses, che nell'allegoria rappresenta la chiesa ortodossa, prima cacciata dalla rivoluzione e poi riammessa, seppur con ruolo marginale. L'aristocrazia russa è rappresentata invece dalla cavallina viziata Molly, che fugge dalla fattoria per non perdere i propri privilegi, così come gli aristocratici russi cercarono riparo in tutta Europa per non perdere i loro. Boxer, il cavallo fortissimo e instancabile, rappresenta Stakanov e tutta la classe lavoratrice russa, si lascia infatti sfruttare in ogni modo convinto di lavorare per una giusta causa, poi finisce tradito e abbandonato quando diventa inabile al lavoro. Ci sono poi le pecore, che cambiano opinione così come cambia la versione del regime, e rappresentano la massa acritica della popolazione russa.
I confinanti della fattoria sono il signor Frederick e il signor Pilkington, rappresentano rispettivamente la Germania e la Gran Bretagna. Come la Russia nella storia si alternò tra patti con la Germania hitleriana e alleanze con Gran Bretagna, prima del calo della famosa "cortina di ferro" (che ancora non era avvenuto, essendo ancora in corso la Seconda guerra mondiale), così i maiali oscillano tra alleanze con Frederick e con Pilkington.
Il finale della vicenda mostra con chiarezza l'idea che Orwell aveva sulla rivoluzione bolscevica. Il romanzo si chiude con l'immagine dei maiali che banchettano, seduti a tavola come umani e sembrano umani, pare che abbiano perso le loro sembianze animali. L'idea dell'autore è quindi che i bolscevichi, che si proposero al popolo russo come alternativa al capitalismo, erano diventati esattamente come i capitalisti: godevano di privilegi e ricchezze raccolti grazie allo sfruttamento del popolo. Con questo romanzo, e i contenuti in esso espressi, Orwell si unì a quella folta schiera di intellettuali comunisti (di cui ho citato prima Korsch) critici nei confronti di Lenin, dello stalinismo e della dittatura comunista in Russia.
Francesco Abate
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