giovedì 18 febbraio 2016

LETTERATURA: STUDIO DI MADAME BOVARY DI FLAUBERT

Il soggetto dell’opera fu ispirato da un fatto di cronaca dell’epoca: il suicidio di una giovane donna, moglie dell’ufficiale sanitario di un villaggio normanno.

Nel romanzo la donna è Emma Bovary, la cui sensibilità romantica si scontra con la mediocrità del marito e della realtà circostante. Disgustata dalla realtà in cui vive, si tuffa in avventure amorose che però carica di significati fantastici e sublimi che esse non hanno, finendo ancor più delusa e portando la famiglia alla rovina e sé stessa al suicidio.

Il tono neutro della narrazione e il rifiuto delle facilità romantiche conferiscono all’opera un’estrema precisione. L’analisi psicologica dei personaggi è molto precisa e c’è una continua satira di costume contro il gretto mondo borghese e provinciale del Secondo Impero.


Tema centrale del romanzo di Flaubert è di certo la distanza tra il mondo reale e quello romantico. Emma Bovary vive degli ideali romantici, finendo così per scontrarsi duramente con la mediocre realtà della provincia normanna. Lei ha sempre sognato ciò che ha letto nei libri e quello insegue, disgustata invece da ciò che ha, un marito mediocre e poco ambizioso ed una vita in uno squallido borgo di provincia. Se l’atteggiamento di Emma Bovary si può interpretare come una critica alla società borghese della Francia post-rivoluzionaria, è pur vero che esso può essere inteso come una critica stessa agli ideali romantici. Emma, delusa dalla mediocre realtà, decide di inseguire quegli ideali che ha sempre sognato, finendo così per scollegarsi dalla realtà, per essere ingannata da opportunisti che il romanticismo lo sfruttano per appagare i loro istinti bestiali, finendo per rovinare sé stessa (fino a darsi la morte) e la propria famiglia. Il messaggio di Flaubert si potrebbe quasi interpretare come un invito a non fuggire nell’irrazionale rifiuto della realtà, egli infatti ci mostra attraverso le vicende di Emma Bovary come ciò possa causare solo danni. Bellissime sono le fasi in cui prima Rhodolphe, poi Leon, corteggiano Emma: nel corso dei dialoghi Flaubert sottolinea magistralmente la contrapposizione tra l’estasi amorosa irrazionale della donna (tutta presa ad adorare ed essere adorata) e l’opportunismo dei due uomini che la guardano, ragionano, scelgono cosa dire e cosa non dire (a differenza di Rhodolphe, Leon rimane un po’ succube, ma di certo è ben lontano dall’essere davvero innamorato, paga semplicemente la giovane età ed il bisogno dell’autore di non rendere uguali due figure completamente differenti, l’uomo benestante e navigato e il giovanotto poco esperto).

Anche i personaggi “minori” del romanzo offrono però importanti spunti di riflessione.

Charles Bovary è un uomo mediocre senza ambizioni e senza talenti. Studia medicina perché così vuole la madre, sposa la prima moglie sempre per assecondare il volere della madre, invece Emma è una sua scelta, fatta però senza tanta meditazione. È un medico discreto, né troppo scarso né troppo bravo, l’unico azzardo in cui si lancia (un’operazione delicata ad un ragazzo zoppo a causa di una malformazione) è pensato dal farmacista e finisce per essere un disastro. Subisce i tradimenti della moglie e lo sfascio della famiglia senza battere ciglio, non scopre nulla perché in fondo non ha il coraggio di scoprirlo. Solo dopo la morte della moglie, per caso, scopre i tradimenti subiti, ma incolpa il destino e non si abbandona né alla vendetta contro chi aveva approfittato della moglie né al perdono di colei che l’aveva tradito (infatti non la perdona, semplicemente non le riconosce colpa). Charles è l’esatto opposto della moglie Emma. Se lei è il rifiuto totale della realtà, lui è l’incarnazione della mediocrità che la realtà pervade. Non ha ideali, non ha ambizioni, non ha capacità, è anonimo come il borgo in cui trova casa e lavoro: egli non vive, semplicemente sopravvive. È un uomo la cui unica utilità e il cui unico scopo è stato il matrimonio, persa la moglie egli infatti non ha più ragioni per vivere e finisce per spegnersi poco tempo dopo.

La madre di Charles Bovary è un altro personaggio estremamente interessante. Ella è una donna fallita che riversa le sue ambizioni frustrate sul figlio, vuole che lui eccella perché lei non ha potuto eccellere, vuole il successo del figlio affinché questo oscuri il suo insuccesso. Ella si dedica al figlio non per amore, ma per un suo appagamento. Si tratta forse della figura più moderna, insieme a quella di Charles, del romanzo, infatti presenta una maternità distorta, fatte di cure date per un fine diverso dall’amore materno, e con le sue pressanti aspirazioni finisce per annullare la già debole personalità del figlio. Il suo modo di fare è però controproducente, infatti rende il figlio inadatto alla vita, ponendo così le basi del suo tracollo, e vedendolo spegnersi per colpa della moglie da cui non ha saputo difendersi ella vede franare tutte le speranze che in lui aveva riposto. Emblematico è il destino della donna, che muore poco tempo dopo la morte di suo figlio.

Il padre di Charles Bovary è un'altra figura inserita nel romanzo per mostrare l’imbruttimento dell’essere umano nella società moderna, egli ama godersi virtù che non si può permettere, vuole apparire raffinato finendo però per evidenziare i suoi mille difetti.

Importanti sono anche le figure del parroco e del farmacista. Il primo è espressione della fede che ormai non sa più giustificare sé stessa, infatti non riesce a rispondere in modo efficace alle critiche mosse alla religione dal farmacista che, a sua volta, è l’immagine della corruzione subita dalla scienza. Il farmacista non usa la scienza per sapere, ma la usa per avere riconoscimenti e successo, infatti egli si preoccupa più di scrivere sui giornali per pubblicizzarsi che di portare effettivamente avanti qualcosa, cerca di strafare spingendo il dottor Bovary ad un’operazione rischiosa che costringe un povero ragazzo ad usare una gamba di legno, ed alla fine si prodiga con tutte le sue forze per ottenere la Legion d’Onore, nonostante nel suo campo abbia fatto poco o nulla di innovativo. Se il parroco è la fede irrazionale e senza difese, il farmacista è la scienza piegata all’interesse, alla voglia di fama, ben lontana dalla conoscenza acquisita per amore della stessa (quella dei filosofi) o per il miglioramento dell’umanità (quella degli scienziati).

C’è poi il mercante senza scrupoli, che non si fa scrupoli nello sfruttare l’ingenuità dei coniugi Bovary e i loro problemi familiari per lucrare, arrivando fino a rovinarli pur di avere un guadagno. Egli rappresenta l’imbarbarimento causato dal denaro.

Rhodolphe e Leon sono i due “veri” romantici. Essi non condividono per nulla gli ideali di Emma, li usano solo per sedurre ingenue donne che in quelle cose credono. Sono due opportunisti, il primo più distaccato e navigato, che senza scrupoli abbandona la povera Emma con una lettera piena di bugie, il secondo più giovane e ingenuo, che fugge dal rapporto con Emma quando la sente troppo “presa”. Essi non maturano alcun senso di colpa, Rhodolphe finisce addirittura per disprezzare Charles per la mancata vendetta. Nemmeno si presentano ai funerali di Emma, loro che le avevano giurato eterno amore.


Come nelle principali opere di Flaubert, il linguaggio è molto ben curato, così come le descrizioni degli ambienti. Molto accurata è la descrizione psicologica dei personaggi, a volte esposta attraverso la loro percezione dell’ambiente circostante.

Francesco Abate

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