Alla ricerca del tempo perduto è l'opera più importante dello scrittore francese Marcel Proust, scritta tra il 1906 e il 1922, composta di sette volumi (tre dei quali pubblicati postumi) ed inserita nel guinness dei primati per la sua lunghezza.
Questi sette romanzi sono un lunghissimo viaggio nella mente di un uomo per niente speciale, se non dotato di una straordinaria sensibilità, che in sole due occasioni scopriamo chiamarsi Marcel (viene chiamato per nome dalla fidanzata Albertine nel libro V - La prigioniera) e che intuiamo quindi essere l'autore stesso della Ricerca. Il narratore, Marcel appunto, ripercorre i ricordi della sua esistenza dall'infanzia fino ai primi anni del Novecento, concludendo il racconto con la nascita del proposito di scrivere un romanzo sugli uomini e sul tempo. Alla ricerca del tempo perduto è quindi un romanzo circolare, che termina con la propria genesi; lo stesso Proust infatti dichiarò in più occasioni di aver scritto simultaneamente l'inizio e la fine dell'opera.
Proust in quest'opera ripercorre la propria esistenza, tornando a guardare la società in dissoluzione nella quale si è mosso e i sentimenti che hanno accompagnato le sue esperienze, e giunge alla conclusione che il senso ultimo della vita sia nell'arte e nella letteratura.
Alla ricerca del tempo perduto è l'immenso progetto di Proust di tracciare una sintesi dell'esistenza umana e dei moti dell'anima. L'opera è scritta con un linguaggio molto ben cesellato, ricco di sfumature e raffinatezze tali da evidenziare anche il particolare più minuscolo di un sentimento o di uno stato d'animo.
Sebbene le intenzioni dell'autore siano buone, e la scrittura ottima, Alla ricerca del tempo perduto è un concentrato assoluto di noia che scoraggia alla lettura anche l'anima più volenterosa. Non dubito che in tanti l'abbiano letto o lo leggano, anche perché la Ricerca è un po' come l'Ulisse di Joyce, un'opera che fa sentire il lettore in diritto di guardare gli altri esseri umani dall'alto in basso. Chiaramente io esprimo solo la mia opinione di lettore, e ribadisco che sul piano del linguaggio e dei temi l'opera abbia dei pregi innegabili, ma i romanzi per compiere la propria opera devono prima di tutto invitare alla lettura e la Ricerca, almeno a mio modo di vedere, non lo fa.
Francesco Abate
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