martedì 2 luglio 2024

"PASSA LA NAVE MIA, SOLA, TRA IL PIANTO" DI GIOSUE CARDUCCI

 

Passa la nave mia, sola, tra il pianto
de gli alcion, per l'acqua procellosa;
e la involge e la batte, e mai non posa
de l'onde il tuon, de i folgori lo schianto.

Volgono al lido, ormai perduto, in tanto
le memorie la faccia lacrimosa:
e vinte le speranze in faticosa
vista s'abbatton sovra il remo infranto.

Ma dritto su la poppa il genio mio
guarda il cielo ed il mare, e canta forte
de' venti e de le antenne al cigolio:

- Voghiam, voghiamo, o disperate scorte,
al nubiloso porto de l'oblio,
a la scogliera bianca de la morte.

Questo sonetto fu scritto da Carducci nel 1851 col titolo La mia vita, ma vide la luce nelle Poesie solo nel 1871.
Il poeta in questi versi dipinge la propria vita come una nave in balìa della tempesta. I suoi ricordi e le sue speranze sono marinai abbattuti, chini senza forze sui remi, mentre lui è il capitano che li invita a vogare non per resistere, ma per giungere al nuvoloso porto dell'oblio, alla scogliera bianca della morte.
In questo sonetto è molto forte l'influenza di Petrarca, infatti l'incipit ricorda molto quello di una poesia del Canzoniere ("Passa la nave mia colma d'oblio").
Sebbene nella poesia la nave sia in balìa della tempesta, i versi non descrivono scene violente, perché il poeta è già vinto, non sta lottando. L'imbarcazione procede accompagnato dal verso dei gabbiani, che diventa il pianto de gli alcion, chiaro riferimento al mito greco di Alcione mutata in uccello marino (Ovidio, Metamorfosi). La tempesta infuria, tiene la nave in suo potere; i ricordi volgono lo sguardo indietro e piangono, mentre le speranze vinte dalla stanchezza si accasciano sul remo. Dritto sulla poppa c'è lo spirito del poeta (il genio mio) che canta forte e continua ad incitare i suoi marinai (speranze e memorie, appunto); non è però un incitamento a lottare, bensì è un invito all'autodistruzione, all'abbandono attivo delle speranze, alla corsa verso la morte e l'oblio.

In questo sonetto, tanto dolce e triste, si può cogliere il senso di delusione della vita che può impossessarsi di un uomo e spingerlo a desiderare la morte come una liberazione.

Francesco Abate

Nessun commento:

Posta un commento

La discussione è crescita. Se ti va, puoi lasciare un commento al post. Grazie.