giovedì 12 marzo 2020

RECENSIONE DEL ROMANZO "LOLITA" DI VLADIMIR NABOKOV

Famoso per il tema scabroso trattato e per il suo incipit, che è uno dei più densi di passione mai scritti, Lolita è giudicato il capolavoro dello scrittore russo Vladimir Nabokov.
A causa della storia che narra, quella di un uomo maturo che vive una relazione sessuale con la figliastra dodicenne, l'opera suscitò numerose polemiche e in Francia fu addirittura bandita nel dicembre 1956 per due anni. Molte furono le case editrici che rifiutarono di pubblicare il romanzo, anche perché Nabokov rifiutò ogni forma di censura, e Lolita fu pubblicato per la prima volta nel 1955 da una casa editrice di letteratura erotica, la Olympia Press.
Dopo le difficoltà iniziali, il romanzo fu molto apprezzato e nel 1962 il regista Stanley Kubrick ne fece un film, affidando la stesura della sceneggiatura allo stesso Nabokov. Del film di Kubrick nel 1997 il regista Adrian Lyne ha realizzato un remake.
Così grande fu l'impatto di Lolita sul mondo culturale da far entrare il termine "Lolita" nel gergo comune per indicare una ragazza molto giovane ma già attraente, seduttrice e sessualmente attiva.

Protagonista principale del romanzo è Humbert Humbert, professore di letteratura francese, il quale ha una morbosa passione per le ragazzine, che chiama ninfette. Per tanti anni si limita a osservarle di nascosto nei parchi e fantasticare su di loro, poi tutto cambia quando va a vivere in una casa negli Stati Uniti, abitando con la padrona, Charlotte Haze, e la sua giovane figlia dodicenne Dolores. Humbert matura una profonda passione per Dolores, a cui affibbia vari soprannomi, tra cui Lolita, e annota in un diario i suoi pensieri malati. 
Nel frattempo Charlotte si innamora di Humbert e lui ne approfitta, si finge innamorato a sua volta così da poter fare da patrigno a Lolita e stare con lei più a stretto contatto. La donna scopre un giorno la passione malata di Humbert per Dolores, ma a causa di un incidente muore senza avere il tempo di confidarsi con nessuno.
Approfittando della morte di Charlotte, di cui Dolores non sa nulla perché si trova in colonia, Humbert decide di partire con Lolita per poi abusarne dopo averla stordita con dei farmaci. Va a recuperare la figliastra e parte con lei senza dirle della tragica fine della madre. 
Inizia un viaggio senza meta che dura diversi anni, in cui Humbert può sfogare liberamente, e senza l'aiuto dei farmaci, i suoi desideri sulla povera Lolita. Per evitare che lei si rifiuti o lo denunci, Humbert usa sia l'arma del denaro, pagandola per i rapporti, sia quella della paura, convincendola che sarebbe finita in carcere anche lei qualora lo avesse denunciato.
Il viaggio va avanti tra la passione di Humbert e la rassegnazione di Lolita. L'uomo scopre che qualcuno li segue. Lui è preoccupato, lei invece sembra fare il doppio gioco e favorire l'inseguitore. L'intrigo va avanti fino a che un giorno Humbert non trova più Lolita.

Lolita è un capolavoro della letteratura e forse è uno dei libri che più di tutti ha destato scandalo. "Scandaloso è spesso soltanto sinonimo di insolito", scrive all'inizio del romanzo lo psichiatra John Ray jr, a cui l'avvocato di Humbert ha affidato la stampa delle memorie dell'assistito ormai defunto. L'introduzione che Nabokov affida allo psichiatra sembra quasi una giustificazione morale dell'opera, la quale è scioccante solo in virtù della propria originalità.
Nonostante il protagonista parli approfonditamente della sua passione per le ninfette, e nonostante riesca a saziare i suoi appetiti, non dobbiamo pensare che Lolita giustifichi in alcun modo tale perversione. Lo stesso Humbert, nella parte finale del libro, appare cosciente del fatto di aver distrutto l'infanzia della figliastra, quindi è consapevole di aver fatto qualcosa di sbagliato. Ancora nella parte finale c'è un'immagine, in cui lui soffre per l'assenza della voce di Lolita tra quelle dei bambini, che ci dimostra come si senta colpevole di averla distrutta. La colpa nel caso di Humbert non causa però il pentimento; lo vediamo in un'immagine che lui rievoca nelle pagine finali delle sue memorie, un tenero abbraccio paterno a Lolita che viene bruscamente interrotto da un'erezione. In questa immagine c'è la verità definitiva: lui soffre per l'infanzia negata alla figliastra, ma non può fare a meno di sfogare i suoi appetiti. Sin dalle prime pagine infatti Humbert si identifica come una vittima, le ninfette operano su di lui un incantesimo a cui non può opporsi; si capovolgono perciò i ruoli, col maniaco che diventa vittima e la ragazza violentata dipinta come carnefice.
Alla domanda del significato morale di Lolita ha risposto lo stesso Nabokov in una postfazione del 1956 intitolata Note su un libro chiamato Lolita. Secondo l'autore il romanzo non ha nessuna morale e per lui un'opera di narrativa ha senso d'esistere solo se procura voluttà estetica, cioè se mette in contatto con altri stati dell'essere dove l'arte (curiosità, bellezza, bontà, estasi) è la norma. 

Lolita è stato considerato da subito un grande romanzo non solo per il tema scabroso che tratta. Nabokov riesce a narrare di eventi così schifosi con un linguaggio sublime, molto ricco di metafore e di immagini che fanno sentire l'emozione più che descriverla. Anche i rapporti sessuali non sono descritti esplicitamente, ma abbozzati con metafore e immagini poetiche che quasi li privano dello squallore di cui sono pregni. Per capire la capacità che ha Nabokov di far vibrare l'anima del lettore con le stesse vibrazioni del protagonista, basta leggere l'incipit delle memorie di Humbert, che è forse uno dei più belli e appassionati mai scritti.
Il linguaggio ricercato e il modo in cui la vicenda è narrata, con parecchi flashback e lunghe digressioni sull'incanto che le ninfette hanno operato su Humbert, rendono alla perfezione il delirio di una mente malata, quindi fanno in modo che la scrittura sia coerente con la narrazione in prima persona.

Lolita tratta un tema adatto a stomaci forti. Non vi nego che leggere di un uomo che abusa di una ragazzina e si comporta come se fosse lui la vittima fa ribollire il sangue nelle vene. Credo però che sia necessario superare questa avversione e leggere il capolavoro di Nabokov, così da godere di un libro che è davvero un'opera d'arte.
Nabokov ci mostra in quest'opera la potenza delle parole, le quali sanno parlare direttamente all'anima del lettore e riescono a cancellare lo sporco anche dall'azione più truce. Nonostante le immagini che ci vengono mostrate siano orribili, sono così ben costruite da non permetterci di distogliere lo sguardo, come ci succede quando ammiriamo Giuditta e Oloferne di Caravaggio.  
Al di là della bellezza artistica, Lolita va inoltre letto con la stessa disposizione d'animo con cui si legge un libro di Dostoevskij, cioè preparandosi a fare un viaggio nelle stanze più sporche e scure dell'animo umano. Certi viaggi possono non allettare, ma è necessario conoscere il male per comprenderlo meglio (che è diverso dal giustificarlo).
Per tutte queste ragioni penso che Lolita sia una lettura essenziale. 

Francesco Abate

4 commenti:

  1. Io devo ancora leggerlo, però ho visto il film (e anche la sua reinterpretazione moderna, American Beauty) e tu giuro che per la loro crudezza mi sono rimasti impressi.
    Sono proprio delle denunce sociali, che tutti dovrebbero leggere/vedere almeno una volta nella vita.
    Baci.

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    1. I film di Lolita non li ho visti; ho visto American Beauty che ho trovato un gran bel film, anche se qui la passione per la giovane è occasionale e il protagonista se ne pente prima di consumarla (Hollywood è stata più politicamente corretta).
      Il libro credo sia una lettura fondamentale come molti capolavori di Dostoevskij in cui si esplora il lato oscuro dell'animo umano.
      Baci.

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  2. Ma tu sai quanti psichiatri e psicologi si sono impegnati per capire questo libro?
    Nabokov ci ha donato una storia cruda ma essenziale per capire la perversione di certe menti.
    Ti abbraccio.

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    1. Proprio in virtù delle tante interpretazioni, alcune delle quali attribuivano all'autore stesso la passione per le ragazzine, Nabokov ha scritto la postfazione in cui dice che non c'è alcun messaggio, ma ha costruito l'opera per fini puramente estetici. Io ci credo fino a un certo punto: la ricerca della perfezione estetica c'è e si vede, ma nessuno scrive tanto per scrivere; forse non bisogna cercare un messaggio ma solo una mappa per la fogna che alcuni uomini hanno dentro.
      Baci.

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