lunedì 1 novembre 2021

IL SALE DELLA TERRA DI JEANINE CUMMINS

 

Il sale della terra è un romanzo pubblicato nel 2020 dalla scrittrice americana Jeanine Cummins.
Il romanzo nella sua versione italiana ha un titolo identico a un film del 2014, con cui però non ha niente a che vedere. Discutibile la scelta della casa editrice, che evidentemente ha avuto paura di tradurre letteralmente il titolo originale, American Dirt, che significa "spazzatura americana".

Il romanzo narra la storia di Lydia e di suo figlio Luca, a cui i narcotrafficanti sterminano l'intera famiglia durante una festa di compleanno. Miracolosamente scampati al massacro, i due scappano verso il nord, verso gli Stati Uniti, perché in Messico Lydia sa che non troveranno mai pace. La donna conosce infatti il mandate dell'efferato crimine, il capo dei narcotrafficanti chiamati Jardineros, Javier, da tempo innamorato di lei.
Attraverso gli occhi di Lydia e Luca, l'autrice ci fa conoscere il cammino pericoloso che i migranti compiono per raggiungere gli Stati Uniti dal sud America. Sono costretti a saltare su un treno in corsa, a fuggire di continuo da poliziotti corrotti e narcotrafficanti, ad attraversare il deserto a piedi, a vedere i loro compagni di viaggio morire.

Personaggi principali del romanzo sono Lydia e suo figlio Luca. Anche il narcotrafficante Javier, la guida nel deserto El Chacal, Soledad e Rebeca sono personaggi degni di nota.
Lydia è una donna attiva e colta, gestisce una libreria ed è sposata a un giornalista. Suo marito Sebastian si interessa proprio di narcotrafficanti e lei si fa un'idea della criminalità messicana attraverso i suoi articoli, poi il massacro la porta a toccarla con mano e a dare immagini reali a parole che prima erano solo idee. Conosce il volto "banale" dei delinquenti quando scopre che il suo amico Javier, cliente assiduo della libreria e suo corteggiatore, è il capo del cartello di narcotrafficanti più sanguinoso di Acapulco. Per molto tempo crede che la sua amicizia innocente sia la causa dello sterminio della famiglia, successivamente scopre che a innescare la miccia era stato suo marito con l'ultimo articolo scritto. Lydia è una donna molto decisa e piena di forza; dopo l'uccisione della famiglia si attacca con tutta l'anima a suo figlio e prova a proteggerlo dal mondo tremendo in cui si trovano proiettati. 
Luca è un bambino di otto anni. Scaraventato di colpo in un mondo fatto di una fuga disperata da uomini che cercano di ucciderlo, elabora molto lentamente il lutto, come se non avesse il tempo di rendersi pienamente conto di aver perso il padre e la famiglia. Si mostra un ragazzo molto intelligente e anche coraggioso per la sua età, nonostante questo non smette di essere un bambino e in alcuni momenti si abbandona ai comportamenti infantili propri della sua età. La vita lo costringe a crescere in fretta, ma per sua fortuna non muore del tutto il bambino buono e generoso che era prima della tragedia.
Javier è il capo dei Jardineros, la banda di narcotrafficanti che spadroneggia ad Acapulco e in buona parte del Messico. Scrive brutte poesie e ha le sembianze di un uomo comune, anche un po' insulso, di certo il suo aspetto e il suo comportamento non incarnano lo stereotipo del mafioso sudamericano. Ama molto sua figlia, si mostra un padre molto amorevole e premuroso. Anche il modo in cui corteggia Lydia non è quello di un criminale prepotente, si comporta più come un uomo gentile e delicato.
El Chacal è la guida che accompagna, dietro pagamento, gruppi di migranti attraverso il deserto che separa il Messico dagli Stati Uniti. Appare cinico e spietato, pronto ad abbandonare nel deserto chi potrebbe costituire un pericolo per gli altri, eppure nel finale mostra alcuni squarci d'umanità, come se a lungo andare quei viaggi lo abbiano avvicinato al destino triste dei migranti.
Soledad e Rebeca sono due ragazzine che Lydia e Luca incontrano durante il viaggio. La loro storia mostra il dramma che le donne vivono nei paesi devastati dalla criminalità e durante questi viaggi della speranza. Soledad era stata obbligata a essere la fidanzata di un narcotrafficante del suo paese ed era fuggita con la sorellina per evitarle lo stesso destino, ma a Rebeca tocca comunque subire uno stupro durante il viaggio. La loro storia ci mostra come le donne, soprattutto quelle molto giovani, in certe zone del mondo siano destinate a essere giocattoli nelle mani di uomini schifosi e violenti. La vita di Soledad e Rebeca viene segnata da violenze e abusi sessuali, così come accade purtroppo a milioni di donne in tutto il mondo.

Con Il sale della terra Jeanine Cummins vuole accendere i riflettori sul dramma dell'immigrazione dal sud al nord America. Il romanzo è stato scritto durante la presidenza Trump, quindi in un momento in cui gli USA criminalizzavano gli immigrati messicani e arrivavano a separare madri e figli piccoli alla frontiera. 
La scrittrice col suo libro ci mostra come i migranti non siano numeri, o un blocco unitario da considerare nel suo insieme, ma persone con le proprie storie drammatiche. Ci mostra che per fuggire dal proprio paese si deve essere spinti da qualcosa di tragico e insostenibile, si fugge dalla fame o dalla criminalità, e che il viaggio non è una gita turistica ma una corsa tra pericoli mortali.
All'indomani della pubblicazione del romanzo, la Cummins fu accusata dai suoi colleghi messicani di aver stereotipato la cultura messicana. Io non ho gli elementi per pronunciarmi in merito, non conoscendo affatto la cultura del Messico, ma lo stesso ritengo la polemica un po' forzata, infatti lei non scrive allo scopo di mostrare una determinata cultura e giudicarla, semplicemente vuole farci vedere cosa c'è dietro a quello che banalmente viene chiamato "viaggio della speranza". Il romanzo ci vuole dire che milioni di persone scappano da violenza e fame, percorrono un viaggio in cui è più facile morire che sopravvivere, in cui almeno una volta si finisce per essere ricattati o peggio. Visto quello che è lo scopo dell'autrice, ritengo sterile la polemica circa la rappresentazione della cultura messicana. La stessa polemica sottolinea poi come Lydia sembri più americana che messicana, e questo forse è vero, ma credo sia stato meglio che l'autrice abbia americanizzato la protagonista e l'abbia umanizzata nel modo giusto piuttosto che disegnare un impreciso stereotipo e finire per creare una macchietta.

Il sale della terra è un romanzo che ho apprezzato molto e che vi invito a leggere. Ci fa riflettere sulla questione migranti, che non è per niente lontana da noi, infatti i migranti che arrivano in Italia pure devono attraversare un viaggio infernale attraverso il deserto. Sebbene i tragitti siano diversi, così come le culture dei protagonisti e i pericoli, le riflessioni che dovremmo fare sono le stesse: ricordare che sono esseri umani, che non si spostano per capriccio ma per necessità, che hanno vissuto e vivono un inferno i cui colori noi non possiamo nemmeno immaginare.
Al di là del contenuto, ritengo poi il romanzo molto godibile. La Cummins riesce a tenere sempre alta la tensione senza però mai scivolare in esagerazioni da thriller americano, inoltre è brava a non diventare patetica sebbene racconti una storia molto triste.
Forse non è un romanzo che possiamo usare per approfondire la cultura messicana, volendo prestar fede ai critici, ma non è stato scritto a tale scopo e non dobbiamo leggerlo per questa ragione, dobbiamo bensì concentrarci sulla storia e sui sentimenti dei personaggi.
A me è piaciuta molto la scelta di costruire Javier con tratti fisici e comportamenti lontani da quelli che attribuiremmo a un narcotrafficante, è importante ricordare che i mostri non hanno l'aspetto mostruoso, anzi sanno essere colti e seducenti. Non dimentichiamo che Adolf Hitler fu un grande appassionato di arte, nonché aspirante artista.
Per concludere, considero questo romanzo la giusta miscela tra intrattenimento e contenuti di qualità.

Francesco Abate

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