Ruanda è una poesia contenuta nella raccolta Inferno.
Nei versi di questo componimento faccio riferimento al genocidio che insanguinò il paese africano nel 1994 e che causò circa 800.000 morti. Ad essere perseguitati furono i ruandesi del gruppo etnico dei Tutsi, uccisi a colpi di machete e mazze chiodate dai concittadini Hutu. Il genocidio fu l'episodio culminante di un odio razziale introdotto dai colonizzatori belgi a partire dagli anni Venti del Novecento; prima di allora i due gruppi etnici vivevano concordi e non erano rari anche i matrimoni misti. L'odio razziale introdotto dal colonizzatore belga negli anni fu inasprito dalla lotta per il potere, e il culmine si ebbe nel 1994 quando gli Hutu, attraverso due gruppi paramilitari, iniziarono una crudele e inesorabile operazione di sterminio dei Tutsi.
Nella poesia chi parla, che si deduce appartenere al gruppo dei Tutsi, si chiede: "Perché mio fratello non mi è più fratello? / Perché la carezza è diventata un machete?"
Il protagonista fugge, ma è consapevole che "qualcuno tanto veloce non fuggirà" e per questo cadrà vittima della furia Hutu. La poesia si conclude con un verso carico di dolore: "e di sangue straripò il Kagerà". Kagera è il fiume che delimita il confine tra Tanzania e Ruanda; nella poesia accento l'ultima lettera del suo nome per creare un'assonanza con il verso precedente e dare un po' più di musicalità.
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Francesco Abate
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