domenica 4 ottobre 2020

RECENSIONE DEL ROMANZO "STORIA DI UNA CAPINERA" DI GIOVANNI VERGA

 

Storia di una capinera è un romanzo pubblicato dallo scrittore italiano Giovanni Verga nel 1871.
Si tratta di un romanzo epistolare in cui lo scrittore siciliano affronta lo scottante tema della clausura e dei suoi effetti sulla vita delle donne.

Protagonista del romanzo è Maria, giovane orfana di madre destinata alla clausura in convento. 
Si ritrova a casa col padre, la matrigna, la sorellastra Giuditta e il fratellastro Gigi a causa dell'epidemia di colera. Dal momento in cui torna a casa inizia un dialogo epistolare con la sua amica Marianna, educanda anch'essa nel convento, e attraverso le sue lettere l'autore ci fa conoscere la sua storia.
Durante la permanenza nella casa paterna, Maria riscopre la bellezza della natura e si innamora di Nino, che ricambia il suo amore. La sua relazione viene però stroncata sul nascere perché su Nino ha mire anche Giuditta, così la matrigna di Maria la costringe a non vedere più il ragazzo.
Passata l'epidemia di colera, Maria viene rispedita in convento dove prende i voti. Dopo aver conosciuto la vita e l'amore però, lei vive la clausura come una sepoltura e muore consumata dal suo amore per Nino, dai rimpianti, e dall'impossibilità di instaurare un naturale contatto umano con l'amato padre.

A differenza che in altre recensioni, di questo romanzo non vi ho nascosto il finale perché lo stesso Verga sin dall'inizio ci informa del destino che attende la protagonista.
L'opera si apre con l'autore che traccia un meraviglioso parallelo tra la vicenda della povera Maria e il destino di una capinera in gabbia: l'uccello soffre sentendo il canto dei suoi simili in libertà, desidera di volare con loro ma è bloccato nella gabbia, così muore nonostante si prendano cura di lui; lo stesso accade a Maria, che sogna di uscire fuori dal convento e vivere come tutti, finendo per consumarsi e morire nella sua prigione.
La stessa protagonista, che ha un cuore troppo passionale e vivo per resistere alla clausura e al distacco dal mondo, parlando della cerimonia con cui prende i voti si definisce una sepolta viva. Alle monache è vietato ogni contatto con l'esterno, compresi i parenti stretti, è negata la possibilità di vivere la natura e di assecondare le pulsioni del proprio cuore, vengono perciò sepolte e private della vita, che per loro diventa un'oscura e logorante esistenza.  

L'unica protagonista della vicenda è Maria, che ci narra la sua storia e ci mostra i suoi stati d'animo attraverso le lettere scritte a Marianna, di cui l'autore non ci fa conoscere le risposte. Questa scelta permette a Verga di concentrare tutta l'attenzione del lettore su di lei, inoltre accentua la sua sensazione di solitudine perché nelle lettere sembra parlare più a sé stessa che a un'altra persona, così come chi non ha interlocutori reali.
Ha un padre che ama molto, mentre la matrigna non prova un vero amore per lei e addirittura le impone l'isolamento in camera quando scopre che Nino la preferisce a sua figlia Giuditta. La sepoltura di Maria comincia perciò già in casa sua: le viene negato il contatto diretto con la natura che ha vissuto e scoperto nelle prime fasi della sua permanenza, preparandola al definitivo distacco dal mondo che avverrà con la cerimonia della presa dei voti.
Pur soffrendo per la sua condizione, Maria mostra una vera ribellione solo al monastero. Finché è in casa non disobbedisce mai agli ordini dei genitori e quando potrebbe vedere Nino di nascosto, perché lui bussa fuori alla sua finestra, non sfrutta l'occasione. Al monastero invece cede e comincia a salire di nascosto sul tetto per vedere da lontano l'amato Nino che vive con la sua sorellastra.

Storia di una capinera si può considerare un romanzo di denuncia. Verga ci mostra il destino che all'epoca era comune a molte donne orfane, cioè la clausura in monastero, e ci racconta di una scelta di vita che è una totale rinuncia a vivere: con l'intenzione di avvicinarsi a Dio, le monache si staccano dalla vita (quindi dalla natura e dall'amore), che forse del Creatore è la più potente manifestazione. Maria in una lettera scrive a proposito dei suoi voti: "No! Non è vero! Quello strano mistero che si è compiuto non mi ha avvicinato a Dio... mi ha lanciato nel buio, nel vuoto; mi ha annichilito".
Quello dei monasteri di clausura, del loro ruolo e delle storture che sorgevano al loro interno, era un tema molto sentito nella seconda metà dell'Ottocento, infatti meno di dieci anni prima Hugo ne I miserabili aveva dedicato parecchie pagine all'argomento.
Si tratta di un romanzo breve da leggere per il suo contenuto forte e per i toni drammatici. Come sempre Verga sa analizzare con grande precisione la miseria umana e i suoi effetti devastanti.

Francesco Abate

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