Questo racconto fu
scritto da James Joyce tra febbraio e marzo del 1906 e fu subito incluso in
quello che è uno dei più famosi lavori dello scrittore irlandese, Gente di Dublino.
Il racconto narra dell’incontro
a Dublino tra due vecchi amici, Gallagher e Chandler. Il primo ha lasciato anni
prima la città per trasferirsi a Londra, dando il via ad una luminosa carriera,
il secondo invece vive una vita media a Dublino. Gallagher viaggia, vive una
vita interessante, ha visto tante cose in diverse parti del mondo e si gode una
vita luminosa. Incontrando il vecchio amico, Chandler sente il peso della
paralisi in cui è impantanata la sua vita. La paralisi è il tema dominante del
racconto, così come di tutto Gente di
Dublino. L’incontro tra i due, che appunto sono vecchi amici, ha effetti
terribili sul morale di Chandler che sente quanto immobile e vuota sia la sua
vita. Tornato a casa, egli percepisce anche la sua famiglia come una catena che
lo tiene paralizzato, tenta infatti di leggere una poesia (sua vecchia
passione) ma subito il pianto convulso del figlio piccolo glielo impedisce.
Nel racconto, come in
tutta l’opera, Dublino è il centro della paralisi. Gallagher andando via è
riuscito a costruirsi una vita dinamica e interessante, avendo successo nel
lavoro e riuscendo a godersi i suoi vizi. Chandler invece è rimasto a Dublino,
successo non ne ha avuto, ha finito per mettere su famiglia e deve rinunciare
anche all’esercizio hobbistico delle stesse a causa dei vincoli familiari (come
si vede chiaramente nell’episodio finale del pianto del figlioletto).
Interessante è anche il confronto tra i due protagonisti proprio sulla
famiglia, quando Chandler (un po’ geloso del successo dell’amico) predice all’amico
che metterà su famiglia e Gallagher risponde che non prenderà moglie se non in
tarda età. Entrambi vedono la famiglia come un elemento favorevole alla
paralisi, infatti Chandler sbandiera l’ipotesi all’amico come una minaccia, l’altro
la respinge perché vuole godersi la vita. Poi l’episodio finale chiarisce senza
ombra di dubbio come Chandler, e forse lo stesso Joyce, veda la famiglia come
una catena.
L’episodio finale,
quello che mostra come Chandler sia incatenato alla propria vita paralizzata, è
ancor più efficace perché in antitesi ai pensieri che Chandler stesso sviluppa
mentre cammina verso il luogo dell’appuntamento con l’amico. Chandler infatti
pensa, ricordando il successo di Gallagher, di ricominciare a scrivere poesie e
sogna di avere un grande successo, alla fine però i suoi sogni franano sulla
sua famiglia non appena ritorna a casa.
Francesco Abate
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