sabato 16 maggio 2015

STORIA: LA RIVOLUZIONE DI OTTOBRE IN RUSSIA

Dalla rivoluzione di febbraio era uscito un governo presieduto da L’vov e che, in barba ad operai e contadini che avevano fatto la rivoluzione, faceva gli interessi di latifondisti e grandi immobiliaristi. I soviet erano divisi, al loro interno la posizione dominante l’avevano i menscevichi e i social rivoluzionari, mentre i bolscevichi erano in minoranza. Operai e contadini avrebbero voluto l’uscita immediata della Russia dalla prima guerra mondiale e la riforma agraria, invece il governo, i cui finanzieri non volevano entrare in conflitto con Francia e Inghilterra, dichiarò la continuazione della guerra finché la Germania non sarebbe caduta e ammonì i contadini affinché desistessero dal continuare l’occupazione delle terre. Dalla Svizzera Lenin, in una lettera, tornò a auspicare l’armamento del proletariato.

Aprile 1917 = dalla Svizzera, Lenin arrivò a Pietrogrado (fino al 1914 la città si chiamò Pietroburgo, poi Pietrogrado, poi nel 1924 divenne Leningrado e nel 1991 tornò ad essere Pietroburgo), favorito dai tedeschi e attraverso Germania e Svezia. Allora enunciò le Tesi di aprile in cui chiudeva all’ipotesi di continuare la guerra e disse che contadini poveri e proletariato avrebbero dovuto prendere il potere.

Maggio 1917 = il governo provvisorio dichiarò la continuazione della guerra a scopo difensivo. Nel nuovo gabinetto di coalizione entrò a far parte Kerenskij come ministro della guerra e lui stesso ebbe una posizione dominante nel governo di L’vov.

Kerenskij cercò di galvanizzare l’esercito perché combattesse per sconfiggere gli imperi centrali, il ministro dell’agricoltura Cernov, un social rivoluzionario, difese il latifondo dall’assalto dei contadini e il ministro del lavoro Skobelev cominciò una politica di contenimento dei salari.

La guarnigione di Pietrogrado, contraria alla continuazione della guerra, tentò di insorgere e chiese al locale soviet di assumere il potere. Alla rivolta, dopo averla inizialmente sconsigliata, parteciparono i bolscevichi, ma finì con una facile repressione attuata dal governo. Lenin, accusato di essere un agente tedesco, dovette fuggire in Finlandia; Trotzkij (un menscevico, che però era molto vicino a Lenin) fu arrestato. L’vov decise di estendere la repressione nelle campagne, ma gli altri membri del governo non furono d’accordo e dovette dimettersi. Dopo le dimissioni di L’vov, il governo fu affidato a Kerenskij. Kerenskij nominò Kornilov, unico generale zarista ad aver sempre manifestato idee repubblicane, comandante supremo.

25 agosto 1917 = Kornilov, durante una riunione della Consulta di stato, chiese poteri amplissimi tra cui la militarizzazione degli addetti a produzioni chiave, inoltre quando i tedeschi arrivarono a Riga, chiese la proclamazione dello stadio d’assedio a Pietrogrado (che equivaleva a mettere anche il governo nelle sue mani). Quando Kerenskij rifiutò le richieste e destituì il generale, perché non disposto a mettere il suo governo nelle sue mani. Kornilov marciò sulla capitale. I bolscevichi organizzarono la resistenza ed ebbero un ruolo di primo piano nella lotta a Kornilov e, una volta sconfitto il generale, acquistarono un notevole ascendente nei Soviet, quindi si posero come forza alternativa al governo di Kerenskij.

20 ottobre 1917 = Lenin tornò a Pietrogrado.

23 ottobre 1917 = durante una riunione del comitato centrale del partito bolscevico, Lenin pose la questione del potere. Lenin vedeva la rivolta operaia di Torino e l’ammutinamento della flotta tedesca come l’inizio della rivoluzione mondiale, quindi premeva per l’insurrezione armata dei proletari. Al contrario Kamenev non credeva nell’imminenza della rivoluzione mondiale, quindi era propenso a battersi democraticamente per il rafforzamento dei Soviet e per la formazione dell’assemblea costituente.

Novembre 1917 = nella notte tra il 6 e il 7 formazioni armate dei bolscevichi occuparono i centri nevralgici di Pietrogrado. Solo il palazzo d’inverno riuscì a resistere fino all’8 novembre, poi fu preso e i ministri furono arrestati (tranne Kerenskij che era fuggito). Lo stesso giorno il II congresso pan russo decretò l’assunzione del potere e formò un governo rivoluzionario di soli bolscevichi il cui presidente sarebbe stato Lenin; Stalin fu commissario per le nazionalità e Trotzkij commissario agli affari esteri. La rivoluzione fu chiamata rivoluzione d’ottobre perché all’epoca i russi seguivano ancora il calendario giuliano, quindi l’8 novembre per loro era il 26 ottobre.

Il primo atto del nuovo governo bolscevico fu la pace senza annessioni e senza indennità.

Il governo emanò anche il decreto sulla terra = abolì la grande proprietà fondiaria, mettendo a disposizione dei comitati agricoli le tenute dei latifondisti, le terre del demanio e della chiesa. Proibì il lavoro salariato nelle campagne.
Il governo decretò anche il controllo operaio sulla produzione, conservazione e compravendita di tutti i prodotti e materie prime. Decretò anche l’eguaglianza di tutti i popoli della Russia e riconobbe il loro diritto all’autodeterminazione. Sulle prime Lenin non avrebbe voluto le elezioni per la formazione dell’assemblea costituente, che dichiarò non utile in una forma di democrazia “superiore al governo della borghesia”, ma dovette cedere e le elezioni diedero una maggioranza notevole a socialrivoluzionari e menscevichi, mentre ai bolscevichi andò circa il 25%.

Lenin continuò ad auspicare che gli altri paesi sviluppati seguissero il modello russo.

Il 18 gennaio 1918 la costituente si riunì a Pietrogrado, in un palazzo presidiato dalle truppe rivoluzionarie. La prima votazione fu un chiaro pronunciamento antibolscevico, con l’elezione alla presidenza di un social rivoluzionario moderato: furono approvati tre decreti concernenti la riforma agraria, la pace e la proclamazione della repubblica. Mentre si discuteva il primo decreto, un marinaio armato salì fino al seggio del presidente e invitò l’assemblea a sciogliersi perché << la guardia era stanca >>. Il giorno dopo un decreto del comitato esecutivo dei Soviet dichiarò sciolta la costituente. Del popolo nessuno si ribellò, infatti le aspettative di contadini ed operai erano già state soddisfatte, inoltre il popolo russo non aveva una tradizione parlamentare e non aveva coscienza delle libertà civili, quindi non capì la gravità di quanto era appena accaduto. 


Francesco Abate




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